Pensando alla festa della mamma, ho cercato all'interno dei miei romanzi questa parola meravigliosa e guardate cosa ho trovato!
In “Coppia di Cuori” Margherita è triste per la partenza di Tazio:
Di
solito invidio il suo carattere fatalista alla “andrà come deve” con cui
affronta in modo disinvolto qualsiasi prova. Oggi invece non sopporto il suo
spirito indipendente e odio i suoi genitori che lo hanno cresciuto così
coraggioso e sicuro di sé. Quando ha annunciato che si sarebbe trasferito per
lavoro hanno stappato una bottiglia per festeggiare. Suo fratello Marco era
estasiato, del resto spingeva in quella direzione da molto tempo. Suo padre gli
ha dato una pacca sulla schiena e gli ha detto qualcosa come “ben fatto
figliolo” e sua madre era fiera di lui. Fiera!Avevo
sperato che almeno lei facesse una piccola scenata per l’abbandono del figlio
minore, il piccolo di casa, invece lo ha appoggiato su tutto e con entusiasmo.
Non è naturale! Come avrei voluto che Taz fosse un figlio mammone, cresciuto da
una chioccia sotto a una campana di vetro. Una mamma italiana
verace lo avrebbe imprigionato sotto al suo tetto fino ai quarant’anni,
rendendolo il classico fantoccio incapace di gestire la sua vita. Alla fine lo
avrebbe ceduto con riluttanza a una moglie, sua esatta copia solo più giovane,
che lo avrebbe gestito come un bambino. Invece no, la signora Piccini ha dovuto
essere moderna e incoraggiarlo a lasciare il nido ed ecco i risultati: lui
prende il volo e mi abbandona.
In “Cuori Coraggiosi” Leo spinge Francesca a
ricordare la mamma che ha perso quando era una bambina:
Quando mi fissa così non posso
resistere, è come se lui avesse tutto il tempo del mondo e io fossi la persona
più importante sulla faccia della terra. Le parole mi escono spontaneamente e
mi concedo di pensare a mia madre e a come fosse diversa la mia vita con lei.
Era una strana mamma, più amichevole
che autoritaria, sempre allegra e a volte svampita. Si dimenticava gli
appuntamenti dal pediatra e gli incontri con i maestri di scuola e spesso combinava
guai in cucina, rimediando poi con una pizza. Non insisteva su organizzazione e
disciplina, ma riempiva le nostre giornate di avventura e mistero portandomi
nei prati a caccia di fatine o in montagna alla ricerca di tane con uova di
drago.
Quando tornavamo a casa disegnavamo
le nostre avventure con la pittura a dita e ci riempivamo di colore dalla testa
ai piedi. La sera, prima di andare a letto, mi raccontava storie meravigliose
di principesse e maghi buoni, fatine pasticcione e draghi paurosi del fuoco.
L’amore era sempre il fulcro delle vicende, prima l’affetto materno poi
crescendo l’amicizia sincera e infine il grande amore.
Le mamme dei miei protagonisti sono brave, a parte quella di Margherita e chi ha letto il libro sa perché!
Concludo facendo gli auguri a tutte le mamme con una citazione che trovo assolutamente vera... Quanta responsabilità abbiamo noi mamme!