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L'estratto di oggi è tratto da "Generazione Magica", Elizabeth è uscita con Robert che l'ha portata al palazzetto del ghiaccio dove incontrano anche Sebastian...
L'estratto di oggi è tratto da "Generazione Magica", Elizabeth è uscita con Robert che l'ha portata al palazzetto del ghiaccio dove incontrano anche Sebastian...
Robert le fece appoggiare l’altra mano al
bordo pista poi partì come un fulmine zigzagando in mezzo agli altri
pattinatori con gesti rapidi e fluidi. Lei si aggrappò salda con entrambe le
mani e spostò i piedi uno in fila all’altro vicinissimi al bordo, era comoda,
poteva aspettarlo senza problemi.
«Permesso?»
Elizabeth sentì una vocina alle sue
spalle.
«Ci fai passare?»
Cautamente si voltò e vide due
bambine che si tenevano per mano, la più piccola, proprio come aveva fatto lei,
faceva scorrere una mano sulla balaustra e teneva l’altra stretta in quella
della amichetta.
“Oh
accidenti.”
«Mi fai passare per favore?»
Chiese con una voce angelica, poteva
avere cinque o al massimo sei anni ed Elizabeth si sentì obbligata a spostarsi
per cederle il passo.
«Certo piccolina, tieniti forte, mi
sposto subito.»
Facendosi coraggio, Elizabeth
sollevò le mani e fece scivolare i pattini per spostarsi un poco.
Miracolosamente restò in piedi, le gambe leggermente divaricate con le punte
dei piedi in fuori, le mani giunte di fronte. Soddisfatta sorrise alle piccole
e fece loro cenno di passare oltre, poi si sarebbe lanciata con un balzo al
bordo. Le bambine cominciarono a pattinare lentamente e le sfilarono di fronte,
oltrepassandola. La più grande però perse l’equilibrio e le si aggrappo forte
al jeans, facendola cadere a terra sul sedere.
«Ah che botta!»
Esclamò mentre si sfregava le mani,
che avevano attutito la caduta appoggiandosi sul ghiaccio gelido, per
scaldarle. Per fortuna le piccole erano rimaste in piedi e si stavano
allontanando senza degnarla di uno sguardo. Elizabeth sbuffò rimirando dal
basso il bordo della pista che sembrava molto lontano da quella prospettiva.
“E
ora come ci arrivo lì?”
Sbirciò alle spalle nella speranza
che Robert tornasse a salvarla, erano passati un bel po’ di minuti ormai, ma non
vide nessuno. Per terra non poteva certo restare, oltre al fatto che si stava
bagnando era anche pericoloso, allora appoggiò di nuovo le mani nude sul
ghiaccio per mettersi in ginocchio e darsi la spinta per alzarsi. In quel
momento si trovò di fronte agli occhi una mano che le porgeva aiuto e sentì una
voce inconfondibile.
«Che cosa combini ragazzina?»
Elizabeth alzò lo sguardo ansiosa di
perdersi negli occhi bellissimi di Sebastian e non appena li trovò, la
sensazione di umido e freddo fu sostituita da un calore rassicurante che si
irradiava in tutto il corpo.
«Allora vuoi restare a terra?»
Le domandò, notando che non dava
segni di volersi spostare. Elizabeth scosse la testa più volte e gli diede la
mano. Senza apparente sforzo, Sebastian la tirò verso di lui per farla rialzare
e in un secondo era di nuovo in piedi, traballante sui pattini, ma questa volta
non solo a causa del suo scarso equilibrio. Lui le stava di fronte ed era bellissimo
con le guance arrossate e gli occhi brillanti tra le ciglia lunghe.
Senza volerlo Elizabeth si ritrovò a
fissare le sue labbra morbide, aperte in un mezzo sorriso che le fece
dimenticare di respirare e per l’emozione barcollò sui pattini e scivolò. Appoggiò
le mani contro il suo petto di marmo, mentre lui la cingeva in un abbraccio
protettivo. Arrossì per l’emozione di quel contatto, mentre piccole scariche elettriche
le percorrevano tutta la pelle e le ginocchia le diventavano molli.
«Ehi piano ragazzina.»
Le mormorò Sebastian vicino
all’orecchio aumentando la sua confusione. Il cuore le batteva forte in petto e
i battiti le risuonavano in testa come un martello pneumatico. Elizabeth cercò
di tornare in sé e si scostò un poco, le mani ancora appoggiate vicino al suo
cuore e con un filo di voce bisbigliò:
«Grazie Sebastian.»
Lui la scrutò attentamente per
qualche secondo poi le prese le mani e abbassò lo sguardo su quelle piccole dita
infreddolite mentre cominciò a scaldarle sfregandole tra le sue.
«Sono gelate, non ha un paio di
guanti?»
Ancora frastornata, Elizabeth non
riuscì a rispondere e si limitò a scuotere il capo. Allora lui prese dei guanti
neri che gli penzolavano dalla tasca posteriore dei jeans e glieli mise, uno
alla volta, come se fosse una bambina. Lei non si oppose in alcun modo e lo
osservò mentre le infilava i suoi guanti, un modello con le dita tagliate, ma
che su di lei ricopriva tutta la mano.
«Ecco fatto.»
Le disse con tono carezzevole, ma Elizabeth
non riuscì a ringraziarlo perché in quel momento arrivarono Robert e gli altri
a interromperli.
«Ciao Sebastian, che cosa è
successo?»
Robert li squadrò attentamente e
quando vide che i pantaloni di Elizabeth erano bagnati continuò:
«Oh no, sei caduta. Scusami.»
Lei voleva rassicurarlo, ma
Sebastian le lasciò di colpo le mani, provocandole un senso di vuoto doloroso e
rivolto all’amico lo apostrofò con tono arrogante:
«Dovresti prestare più attenzione
Rob, non ha nemmeno i guanti, non vorrai che ci imbratti la pista di sangue, vero?»
“Cosa?
Ci sono cascata di nuovo, che stupida!”
Elizabeth si rimproverò per aver
fantasticato sull’abbraccio e sulla improvvisa gentilezza di Sebastian. Non gli
importava un bel niente di lei, si preoccupava solo della sua preziosa pista di
pattinaggio. Abbassò lo sguardo, assalita dalla delusione e dal rimorso per
essere stata così ingenua e sperò che nessuno si fosse accorto dei suoi sentimenti.
«Perdonami Elizabeth, non avrei
dovuto lasciarti sola per andare da questi qui.» Disse Robert indicando con la mano
Nick e la sua ragazza che erano dietro di loro.«Ora ci penserò io a te.» Concluse e
la prese saldamente per mano.
«Non fa niente.» Riuscì a dire lei mentre lo
guardava in viso e il sorriso incoraggiante che vi trovò la fece sentire subito
meglio.
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